Bruxelles nei giorni passati aveva chiesto ai Governi dell’Unione Europea di riaprire le proprie frontiere permettendo una libera circolazione da lunedì 15 Giugno, richiesta che al momento non ha portato al rispristino dell’Area Schengen.
I Paesi aderenti all’Accordo Schengen a marzo avevano deciso di chiudere i propri confini per limitare il contagio da Coronavirus da parte di persone provenienti dagli altri Paesi Europei. La Commissione Europea si aspettava da parte degli Stati membri una data unica per la riapertura dei confini ma ciò non è accaduto. Questo comportamento viene visto con preoccupazione con l’avvicinarci del 1 Luglio, data in cui l’Europa aprirà i propri confini verso il Mondo intero, temendo che anche per quel giorno continueranno ad esserci limitazioni e chiusure delle frontiere.
Attualmente in Europa il contagio da Coronavirus è sotto controllo e l’agenzia sanitaria dell’UE ha dichiarato che le restrizioni alle frontiere all’interno dell’Unione Europea e nell’area Schengen non sono un modo efficace per affrontare la pandemia in questo momento.
Nonostante i tentativi di Bruxelles, attualmente vige ancora una politica di blocchi e limitazioni per alcuni Paesi.
Da lunedì 15 giugno ci si può muovere in: Austria, Belgio, Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera.
Nei Paesi come Gran Bretagna, Bulgaria, Irlanda, Slovenia e Islanda, che non aderiscono al trattato Schengen, chi vuole entrare deve sottoporsi a una quarantena di 14 giorni. In Islanda, in alternativa, ci si può sottoporre al test sierologico, che fino all’1 luglio è a carico dello Stato, poi bisognerà pagarlo. La Croazia in teoria non aprirebbe all’Italia, ma se si va per turismo, essendo una “comprovata ragione economica” allora ci si può andare. La Grecia ha aperto le frontiere a partire dal 15 Giugno, riservandosi di effettuare test a campione sui turisti all’arrivo in terra ellenica.
I cittadini europei hanno ripreso a viaggiare consapevoli che ora vige una convivenza con un nemico invisibile e per questo motivo diventa di primaria necessità pensare a una tutela sanitaria che sia sempre operativa.