Abbiamo già parlato, riparliamo e parlano tutti di immigrazione. Molto spesso i discorsi si basano su voci e credenze senza argomenti fondati, né numeri alla mano. In questo articolo non parleremo di statistiche ma qualche numero è lecito citarlo per rendere un’idea più chiara.
Vantaggi e… vantaggi
Tirando le somme, si evince che l’immigrazione nella maggior parte dei casi risulta vantaggiosa non solo per l’immigrato e per il suo Paese natio, ma anche per il Paese che lo accoglie.
Nessuno sceglie dove nascere, è puramente fortuito nascere in un Paese ricco di opportunità o in uno povero e quindi il diritto di muoversi alla ricerca di una vita migliore dovrebbe essere considerato un diritto fondamentale dell’uomo.
Aspetto economico
Un immigrato oltre a trarre vantaggi personali nel vivere in un altro Paese, aiuta la famiglia nel Paese di origine, contribuendo nella crescita economica dello stesso. Allo stesso modo, in quello ospitante spende i propri soldi, lavora e paga le tasse. Oltre al vantaggio economico, apporta un vantaggio culturale attraverso la propria lingua, la cultura, la cucina.
La frase mainstream usata comunemente è “gli immigrati rubano il lavoro”. Affermazione del tutto infondata in quanto, mediamente, gli immigrati in Italia svolgo attività che generalmente gli autoctoni non svolgono come in agricoltura oppure assistenza alle persone anziane. In più, dato che spendono gli stipendi nel territorio, contribuiscono a creare posti di lavoro.
Dagli studi svolti si evince che contrariamente a quanto si pensa, l’immigrazione non grava sul welfare italiano. Anzi, «su 16 milioni di pensionati, gli stranieri sono circa 130mila (80mila pensioni contributive e 50mila pensioni assistenziali), meno dell’1% del totale, per un importo di circa 800 milioni di euro (2015). Sul lato delle entrate, i 2,4 milioni di lavoratori stranieri versano all’Inps oltre 10 miliardi di euro l’anno» Enrico Di Pasquale e Chiara Tronchin, ricercatori della Fondazione Leone Moressa, Andrea Stuppini, dirigente della Regione Emilia-Romagna.
Aspetto demografico
Non da meno è anche la questione demografica. Paradossalmente, i paesi benestanti sono quelli con la popolazione di età media più alta e con un calo demografico esponenziale, lo stesso fenomeno si registra anche in Italia. L’età media della popolazione italiano è di 45 anni, quella degli immigrati invece è 33 anni.
Ovviamente tutte queste considerazioni e gli studi svolti sono fatti sui migranti regolarmente soggiornanti in Italia. Risulta comunque contradittorio che una persona che per un motivo o un altro viene in Italia illegalmente oppure si ritrova nell’impossibilità di rinnovare il proprio permesso di soggiorno, deve passare mari e monti, munito di pazienza e di volontà per regolarizzare la propria situazione e poter lavorare onestamente e fornire l’erario italiano.