In questo momento di fermento politico italiano, una notizia viene spesso messa in secondo piano, nonostante l’importanza e la preoccupazione che desta. Oggi parliamo della crisi ucraina.
Mentre il Bel Paese è completamente assorto dai giochi di potere per la scelta del Presidente della Repubblica, prima carica della nostra Repubblica Parlamentare, il mondo ha gli occhi puntati su una tesissima e spinosa situazione geopolitica alle porte orientali dell’Unione Europea: l’Ucraina.
Tutto ha inizio a gennaio, quando quotidiani e notiziari televisivi hanno cominciato a sottolineare che quelle che si pensavano ormai sopite diatribe tra la Russia e la Nato, in realtà sopite non erano, anzi stavano acquistando vigore.
Il casus belli
Per capire cosa sta succedendo è necessario armarsi di svariati strumenti analitici e, banalmente, di un libro di storia. Il fulcro della tensione deve essere valutato dalle prospettive dei due soggetti principali della crisi.
Da un lato c’è l’Ucraina, paese dell’Europa dell’Est, ex repubblica sovietica, intrappolata tra le sfere di influenza russa ed europea/NATO.
Dall’altro c’è la Russia di Putin, che non ha mai nascosto le sue mire espansionistiche verso Ovest, e forte del potere contrattuale fornitole dalla crisi energetica, si sta muovendo su binari facilmente criticabili.
Proviamo ad andare nel dettaglio
La posizione ufficiale della Russia di Putin è quella di un Paese palesemente indispettito dall’idea di allargamento della NATO ad Est. Per questo motivo, il presidente russo ha schierato e continua a schierare truppe e armamenti militari sul confine ucraino.
Allo stesso tempo, la stessa Russia “spaventata” dall’allargamento della Nato, sta già supportando implicitamente una guerra, non una crisi, in Ucraina. Nel 2014 infatti, nel confine orientale ucraino scoppiò una “rivolta” fomentata dalla popolazione filorussa, tutt’ora in corso.
La guerra del Dombass può essere considerata la prima parte di un conflitto tra l’Ucraina e la Russia, anche se, ufficialmente, si tratterebbe di una guerra civile tra la componente filorussa che rivendica forti legami con la terra degli Zar, e la parte di popolazione ucraina che rivendica l’indipendenza.
L’Ucraina, d’altro canto, ha fortissimi legami storici, politici ed energetici con il grande vicino russo. Il paese dell’Est Europa, infatti, gode di una situazione politica precaria dal crollo dell’Unione sovietica. Per ovviare queste lacune istituzionali, L’Ucraina ha tentato un avvicinamento alla sfera europea, e conseguentemente al blocco occidentale.
In questa situazione convulsa, anche gli Stati Uniti di Biden e l’Europa della Von Der Leyen si sono schierati apertamente a favore dell’Ucraina, vista come parte lesa nel papabile conflitto.
Washington si è mossa promulgando delle sanzioni economiche molto dure nei confronti della Russia, che ad oggi restano riservate. Bruxelles, invece, si sta muovendo in modo asincrono, come al solito. La Germania di Scholz ha promesso 50 mila caschi militari agli ucraini mentre la Francia sta denunciando apertamente il rischio di invasione russa.
Nel mentre, i cittadini ucraini vivono da giorni con una borsa di emergenza, consci del fatto che una sirena potrebbe suonare da un momento all’altro, ad indicare che hanno 20 minuti per trovare soccorso nella metropolitana più vicina.