Il Primo Maggio è una festività italiana e non solo, al quale raramente si attribuisce il giusto peso. Questo giorno rappresenta, infatti, la celebrazione delle svariate lotte sindacali che i lavoratori del XIX secolo condussero per rivendicare quelli che oggi sono i diritti dei lavoratori.
Per quanto contestati e oggetto di dibattito, i diritti dei lavoratori sono considerati inalienabili nei Paesi Occidentali. Basti pensare al peso che il lavoro gioca nella Costituzione italiana, il cui Articolo 1 e Articolo 36 rispettivamente citano:
“Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
“Art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.”
Avendo assodato il peso preponderante del lavoro nella Costituzione italiana, risulta necessario ribadire le origini di questa celebrazione, da cosa deriva e perché è stato riconosciuto il Primo Maggio come data della ricorrenza.
Le origini
L’origine della festa dei lavoratori affonda le sue radici nel cuore pulsante della seconda Rivoluzione industriale, ovvero negli Stati Uniti della seconda metà dell’Ottocento.
Si tratta di un periodo molto denso dal punto di vista dei rapporti sociali. L’industria occupava la parte preponderante della popolazione lavorativa, ma, contemporaneamente, non esistevano diritti sindacali quali il numero di ore, sicurezza sul lavoro, malattie. La classe operaia lavorava in situazioni critiche, completamente esposta ai capricci dei proprietari delle fabbriche.
È in questo contesto che cominciano le prime lotte sindacali degli operai, costretti a turni estenuanti e senza nessuna garanzia, con scioperi e manifestazioni spesso represse brutalmente dalla polizia.
Il culmine di queste manifestazioni e scioperi si ebbe a Chicago, Illinois, capitale industriale della fiorente economia americana del XIX secolo. Nel 1866, a seguito di violentissime repressioni, sfociate negli spari della polizia sugli operai, venne istituita una grande manifestazione operaia, che raccolse dieci mila operai di diverse fabbriche. La rivendicazione di questi operai era semplice, l’ottenimento della giornata lavorative di otto ore.
A seguito di questa manifestazione, l’anno successivo, ovvero il Primo Maggio 1867, lo stato dell’Illinois si trovò a decretare, per evitare ulteriori scontri che avrebbero esacerbato il contesto sociale americano, la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere, sancendo la prima rivendicazione degli operai americani.
Questa conquista sindacale fu inizialmente riconosciuta solo nello stato dell’Illinois. Fu necessaria un’altra sanguinosa manifestazione, nel 1887, per dare effettivamente il via a questa legge su base federale.
Infine, nel 1889, alla Conferenza di Parigi, che sancì la nascita della Seconda Internazionale, venne riconosciuta la data del Primo Maggio come festa dei lavoratori, volta a celebrare la conquista delle otto ore lavorative giornaliere nel mondo industrializzato.