È il giorno del tuo compleanno e non puoi uscire, non puoi festeggiare con gli amici davanti a distese di bicchieri di vino, non puoi ascoltare il tradizionale ma piacevole “tanti auguri”, non puoi scartare i regali che si vestono con gonne scarlatte, blazer blu lucidi e papillon dai colori di una tavolozza di un pittore, non puoi abbracciare chi ti vuole bene a prescindere da quel giorno, il tuo giorno, che, puntuale come le stagioni, rammenta che le parche indefesse hanno aggiunto un altro stame al fuso della tua vita. In quel giorno, che si maschera come i suoi avi e i suoi figli, ti alzi con gli stessi occhi stropicciati dal sonno e la stessa andatura di chi raccoglie da terra pezzi di un sogno bruscamente interrotto.
Ma è la voce dei tuoi cari, sono i messaggi di auguri che affiorano dallo schermo del tuo cellulare, è la colazione vanitosamente adornata come un Hanami giapponese che condiscono quel giorno di un sapore speciale che pervade i tuoi sensi una volta all’anno. Non è più un giorno come gli altri, è il tuo giorno e quasi ti senti riverente nei suoi confronti, e così ti fai bella, rendi la tua pelle una tela eterea dove sbizzarrire il tuo estro artistico, ti vesti di felicità fatta di stoffa e cotone e ti spruzzi sul collo l’odore dei tuoi anni; ora sei pronta a fare la tua apparizione sul palcoscenico intimo ed occulto agli occhi dei ficcanasi, mentre i posti a sedere si riempiono poco a poco.
E così, hic et nunc, inizi l’atto teatrale dove, nel vero senso del termine, vivi queste simposiache ore in una realtà che differisce da quella che sperimenti quotidianamente: ti affacci alla finestra e vedi una strada vuota che si inerpica, inventando geometrie procaci, lungo una fila indiana di macchine protette da araldi di clorofilla che seguono con lo sguardo quell’avventura di materiale bituminoso.
Dopo che due pipistrelli interrompono con impudenza la tua visuale, scorgi all’orizzonte delle ombre che cangiano forma a seconda delle luci con le quali intraprendono un caduco incesto e, quando abbandonano il loro partner luminescente, rivelano all’occhio umano la loro nuda verità che ti scatena un sorriso che non conosce confini; sono arrivati i tuoi amici. C’è chi sta neghittoso in pigiama, chi sta leggendo un libro, chi ascolta distrattamente musica e chi tenta di allenarsi per alleviare i rimorsi di fronte al suo riflesso; ma la cosa importante è che sono tutti qui per te.
Arrivano, chi più veloce chi più lento, sotto la tua finestra solo per farti gli auguri e, come per magia, non ti senti più sola. Le distanze si sono azzerate e la tua stanza vacua si riempie, segretamente, di abbracci, risate, battute e ricordi che fanno la fila per entrare nel tuo appartamento che ora, improvvisamente, si sta riempiendo. E in quello strano e offuscato giorno di festa impari una cosa nuova: che anche le stelle, per quanto silenziose e distanti, riescono sempre, in qualche modo, a farti arrivare la loro bellezza, anche se le osservi da dietro una finestra solo dentro la tua cameretta.