Il Regno Unito, come ormai noto, sarà ufficialmente uno Stato esterno all’Unione Europea dal 1° gennaio 2021. Nel 2016, con un voto popolare, il Regno Unito ha deciso di separarsi dall’UE con una percentuale vincente del 51,9% per il “Leave” contro il 48,1% del “Remain”.
A seguito dell’esito del referendum, è aumentata del 30% la percentuale di cittadini britannici che ha scelto di vivere nei paesi dell’UE. Basandosi sui dati di OCSE e Eurostat, risulta che dopo la cosiddetta “Brexit” è aumentata l’emigrazione verso i paesi dell’UE dal Regno Unito. Tra il 2008 e il 2015, erano 56.832 i cittadini britannici emigrati nei paesi membri dell’Unione, mentre tra il 2016 e il 2018 questa cifra è salita a 73.642.
Inoltre, c’è stato un incremento del 500% fra coloro che, dopo il trasferimento, hanno richiesto ed acquisito la cittadinanza di un Paese membro dell’UE.
Anche l’Italia è stata una delle mete privilegiate di questo esodo, passando dai 26.377 residenti britannici del 2013 ai
31.183 del 2019, con un aumento notevole prevedibile, verosimilmente, in questo ultimo anno di transizione.
Con la
Circolare n. 3 dell’11 febbraio 2020, il Ministero dell’Interno ha descritto due possibili scenari per chi risiede già, o risiederà prima di fine anno, nel nostro Paese:
1.
Cittadini britannici residenti in Italia al 31 gennaio 2020:
Per documentare i diritti connessi al soggiorno in Italia, i cittadini britannici potranno chiedere l’Attestazione dell’iscrizione anagrafica all’Ufficio Anagrafe del Comune di residenza (come descritto dal d.lgs. n. 30/2007 e dall’art. n. 18.4 dell’Accordo sul recesso del Regno Unito e dell’Irlanda del Nord dall’Unione Europea)
2.
Cittadini britannici non residenti in Italia al 1° febbraio 2020:
Entro la fine del periodo di transizione previsto dall’
Accordo di Recesso (31 dicembre 2020), i cittadini britannici potranno richiedere l’iscrizione anagrafica come è avvenuto finora, come disposto dalla normativa anagrafica (Legge n. 1228/1954 e
DPR n. 223/1989 e d.lgs. 30/2007).
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