Il Covid-19 ha integralmente rimodellato il nostro stile di vita. La nostra vita privata, così come i rapporti sociali, sono stati stravolti dalle misure di prevenzione che questa pandemia ha necessariamente preteso. E il lavoro?
Alla vigilia dell’allentamento delle misure di prevenzione imposte dalla pandemia, l’Italia e altri Paesi dell’Unione Europea sono, secondo l’OMS, in dirittura d’arrivo.
A due anni dalla comparsa del virus che ha cambiato integralmente le nostre vite, si scorge una tenue speranza. In Italia, ad esempio, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha proposto di allentare le misure di prevenzione all’aperto dal giorno 11 Febbraio, e, allo stesso tempo, ha lasciato intendere che il ruolo stesso del CTS non sia più necessario.
La curva dei contagi è in discesa, così come il numero dei decessi. La campagna vaccinale continua e il Generale Figliuolo, Commissario Straordinario per l’emergenza Covid 19, ha dichiarato pubblicamente che, continuando su questa traiettoria, a marzo 49 milioni di italiani avranno completato il ciclo vaccinale.
Sembra stia andando tutto per il meglio, e per questo, qualcuno comincia a parlare di normalità. Ma che genere di normalità ci aspetta?
La nuova normalità
Innanzitutto, è necessario chiarire che la nuova normalità di cui si parla è semplicemente un mondo in cui il Covid-19 si è endemicizzato. I virus come il Sars Cov-2, infatti, sono per definizione imbattibili, grazie alle loro frequenti variazioni. Ne deriva che “nuova normalità” è un sinonimo di “convivenza con il virus”.
Ma come si traduce questa convivenza con il virus? E soprattutto, come impatta la nostra quotidianità? Ovviamente, non possiamo attualmente dare risposta a queste domande, ma possiamo portarvi un esempio positivo di nuova normalità, ovvero quello dello smart working.
Lo smart working post Covid
Il termine smart working sta ad indicare la possibilità, per alcuni lavoratori, di lavorare da remoto. È bene ricordare che, lo smart working è precedente al Covid, ma possiamo dire che è stato “consacrato” grazie alla pandemia.
Lo smart working rappresenta uno degli elementi più influenti e rappresentativi della nuova normalità di cui parliamo. Sono molte le società che hanno annunciato il ricorso al telelavoro anche post pandemia, in quanto questa nuova organizzazione del lavoro permette di ottimizzare le giornate dei lavoratori, rendendoli più liberi e produttivi.
Ovviamente, c’è una componente del mondo del lavoro che denuncia alcuni casi estremi. Parliamo di dipendenti che reclamano il diritto a disconnettersi e datori di lavoro che denunciano le inadempienze di dipendenti in smart working, ma sono eccezioni.
Perciò, il mondo del lavoro, quantomeno quello legato al terzo settore, è in piena transizione. Ad oggi, la soluzione che va per la maggiore, prevede l’obbligo di tre giorni in ufficio, e la possibilità di lavorare per due giorni da remoto.
Non sappiamo come evolverà il mondo del lavoro, ma possiamo liberamente affermare che, il Covid-19 è stato il catalizzatore di questo cambiamento.
Chissà quali altre abitudini legate alla pandemia abbiamo inglobato, magari senza rendercene conto.
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