Il rito matrimoniale è un aspetto importante di una cultura. La celebrazione la dice lunga sugli usi e costumi di un popolo, etnia o
religione. Gli storici, gli archeologi, gli studiosi sono molto interessati nel ritrovamento di oggetti o documenti che testimoniano le usanze di diverse civiltà in merito a questo tema.
Nel corso dei secoli, l’uomo ha sempre dato importanza a questo evento, lo si nota anche ai giorni d’oggi. Oltre al valore intrinseco del
matrimonio , ci si impegna molto anche nella forma ovvero ricevimento, festa, abiti. Alcune tradizioni con il tempo sono diventate regole entrando addirittura nel galateo, molte invece si tramandano come semplici abitudini, altre ancora rimangono ormai solo credenze.
Fra quest’ultime rientra anche il mese ed il giorno da scegliere per il matrimonio. Infatti, la credenza vuole che non ci si sposi a novembre perché associato al mese dei morti e secondo l’opinione comune porta disgrazia.
Il giorno? “
Né di Venere, né di Marte ci si sposa, né si parte, non si dà principio all’arte.”
Perché il martedì è il giorno di Marte, il dio della guerra, il venerdì si credeva fosse il giorno in cui sarebbero nati gli spiriti maligni.
L’addio al celibato sembra una cosa moderna. E invece no. I primi ad introdurlo sono stati i Fenice poi gli antichi romani che amavano organizzare una festa in onore di Bacco. L’addio al nubilato si è sviluppato più di recente ed è figlio dell’emancipazione femminile degli anni Sessanta.
Molta importanza viene riservata poi alla festa. Che sia a cena o a pranzo deve seguire un palinsesto abbastanza rigido: primo ballo degli sposi, discorsi di amici e parenti, tagli della torta, lancio del bouquet.
Sono molte altre le usanze che inconsapevolmente vengono rispettate anche dai più scettici, come il lancio del riso, che simboleggia l’abbondanza, la ricchezza ed una pioggia di bambini. Rimangono ancora i cinque oggetti che la sposa deve portare con sé, simbolo della sua vita passata e futura. Oppure anche l’usanza di portare la sposa in braccio attraverso l’uscio di casa perché non inciampi, simbolo che gli dèi non sono favorevoli all’unione.
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