L’arte è spesso legata al Bel Paese, per questo motivo, cogliamo l’occasione per parlare di uno degli artisti più conosciuti al mondo, Gustav Klimt, in mostra a Roma.
A distanza di sette anni dall’ultima mostra nella città eterna, ritorna uno degli artisti più conosciuti e amati del
mondo dell’arte, parliamo del celeberrimo Gustav Klimt.
La mostra in suo onore, che si tiene al Museo di
Roma nel magnifico Palazzo Braschi fino al 27 marzo, è volta a valorizzare tre punti: il rapporto dell’artista austriaco con l’Italia, il ritrovamento di un’opera, il “Ritratto di Signora”, e un anniversario importante, ovvero i 110 anni dalla premiazione di Gustav Klimt all’esposizione Internazionale di Roma (1912).
La mostra presenta oltre 200
opere dell’eclettico austriaco, ripercorrendo la vita privata e, contemporaneamente, la sua carriera artistica in 14 sezioni.
L’artista dell’oro
Gustav Klimt nasce nel 1862 a Vienna. Suo padre è un orafo rinomato, da subito nota la predilezione del figlio per l’arte, e per questo lo inizia alle varie tecniche di lavorazione dell’oro, che nel tempo diventeranno uno dei tratti caratteristici dell’artista austriaco.
Klimt si afferma in modo precoce nei salotti dell’arte europea come punta di diamante del movimento dei Secessionisti, molto in voga a cavallo tra l’800 e il 900. Parte della sua nomea è anche dovuta al suo rifiuto dei rigidi canoni artistici del suo tempo, come dimostrano alcune sue opere tristemente censurate (“La Sposa”).
IL rapporto con l’Italia
Tra i temi principi della mostra, i curatori hanno voluto sottolineare il rapporto di Klimt con l’Italia. E’ proprio il Bel Paese, infatti, che ha più volte influenzato e condizionato la vita dell’artista austriaco, privatamente e artisticamente. Le 14 sezioni della mostra ripercorrono i punti salienti del rapporto tra l’artista e il Bel Paese, che si concretizzano principalmente con la corrente italiana dei Secessionisti (Giovanni Primi, Arturo Noci …)
Le opere in esposizione
Quando si pensa a Gustav Klimt il primo pensiero va, per forza di cose, a “la Giuditta”. Quest’opera incarna tutte le caratteristiche che hanno reso celebre l’artista: la femme fatale, la componente biblica, l’uso dell’oro, e il nudo.
Per quanto sia superba l’opera, la mostra tende a sottolineare che Klimt non è solo questo. Tra le 200 opere, infatti, vi sono numerosi paesaggi di ispirazione italiana, svariati ritratti, come “Ritratto di Donna” e “Ritratto di Signora”, in cui l’austriaco si cimenta a sfidare la fotografia. L’esempio emblematico di questa sfida è catturato dall’opera “Ritratto di Signora in nero”, nella quale si nota la cura del dettaglio e il tentativo di catturare la realtà.
Ultima, non per importanza, “Il Fregio di Beethoven”. Opera magistrale dell’artista, nonché manifesto della sua arte. Ispirato dai mosaici bizantini di Ravenna, questa opera su tre mura (34 metri) incarna erotismo, estetica, tema biblico, uso dell’oro, mitologia e nudo.
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